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Intolleranza al lattosio, come capirlo? Sintomi e conseguenze 

Intolleranza al lattosio, come capirlo? Sintomi e conseguenze
Tempo di lettura: 4 minuti

Aria nella pancia, gonfiore e leggere forme di diarrea. Il motivo? I fastidi potrebbero anche nascere da un deficit di lattasi, l’enzima che ha il compito di scindere il lattosio e cioè lo zucchero presente nel latte.

In qualche caso le difficoltà sono scritte nel patrimonio genetico, in altre situazioni i sintomi vengono dopo che si è
ricominciato a bere latte dopo molto tempo o ancora possono essere
temporanei, derivanti da una prolungata terapia antibiotica che ha
alterato la flora intestinale o legati a una gastroenterite. L’importante, in ogni caso, è capire come mai si può sviluppare questo quadro, sapendo che con i farmaci di automedicazione si possono tenere sotto controllo eventuali sintomi a carico degli organi addominali. 

Come nasce l’intolleranza al lattosio

L¹intolleranza al lattosio può essere primitiva o secondaria. Quando è primaria vuol dire che è conseguente
a un deficit congenito di produzione di lattasi.

Quando è secondaria, può essere correlata a malattie intestinali, spesso infezioni o alterazioni della flora batterica ed è solitamente temporanea, cioè tende a regredire. 

Attenzione: intolleranza non significa allergia

Per valutare se esiste davvero l’incapacità di sopportare il lattosio occorrono specifici test diagnostici. 

L’intolleranza al lattosio va
innanzitutto distinta dall’allergia alle proteine del latte, che
interessa soprattutto i bambini, fin dalla nascita e può essere ben più grave, al punto di
condurre anche a shock anafilattico. 

Inoltre, bisogna ricordare che il latte vaccino non andrebbe consumato dai piccoli prima dell’anno di vita.

Come si manifesta l’intolleranza al lattosio

Quale che sia la causa dell’intolleranza al lattosio, non sempre essa si manifesta attraverso sintomi gastrointestinali. Infatti, per molte persone il deficit di lattasi è solo “biochimico”, cioè non porta ad alcuna sintomatologia e quindi passa del tutto inosservato, mentre in altre compaiono i fastidi.  L’intolleranza “biochimica” al lattosio è sicuramente più diffusa rispetto all’intolleranza sintomatologica. Inoltre, anche in persone che avvertono fastidi quando assumono lattosio, infatti, la distribuzione di piccole quantità di latte nell’ambito delle 24 ore consente di eliminare completamente qualsiasi disturbo, quasi fosse necessario una sorta di “stimolo soglia” per scatenare i disturbi. 

Anche il quadro  sintomatologico dell’intolleranza al lattosio può essere molto diverso da persona a persona, e dipende molto da altre variabili, come ad esempio la quantità di lattosio che si ingerisce (è ben diverso bere un bicchiere di latte dal consumarne diverse tazze al giorno), dall’età (i bambini hanno in genere un quantitativo maggiore di enzima preposto a scindere rendere disponibile questo zucchero del latte, poi nell’adulto la produzione di lattasi è legata solamente allo stimolo indotto dall’ingestione di lattosio) e dalla velocità  di svuotamento del tubo digerente. 

Incide molto, inoltre, anche la composizione della flora batterica intestinale, quello che gli esperti chiamano microbiota: ci sono alcuni batteri “buoni”, come ad esempio i lattobacilli, che possono utilizzare il lattosio. Quindi se esistono colonie particolarmente sviluppate, i sintomi possono essere anche impercettibili, pur in presenza di deficit di lattasi.

Come capire se si è intolleranti al lattosio

Per chi pensa di essere a rischio, esistono oggi diversi metodi per confermare la diagnosi. Si parte dalla semplice osservazione empirica della comparsa dei sintomi dopo aver assunto mezzo litro di latte per arrivare fino al “Breath test”, un esame che consente di avere una risposta controllando il respiro dopo assunzione di una certa quantità di lattosio. Esistono anche test genetici, capaci di rilevare se esistono particolari conformazioni di alcune aree del DNA correlate al deficit di lattasi. Addirittura sono disponibili test genetici che possono essere semplicemente eseguiti con un tampone da appoggiare sulla bocca, quindi particolarmente adatti per i bambini per i bambini. 

Come convivere con l’intolleranza al lattosio?

Sul fronte delle cure, poi, si può ricorrere anche al latte delattosato e a integratori che consentono di fornire dall’esterno la lattasi, evitando quindi l’eliminazione del latte (e dei suoi derivati) dalla dieta visto che questo alimento può offrire all’organismo il calcio necessario per la salute delle ossa e per il buon funzionamento delle cellule. Il calcio presente nel latte, infatti, è altamente biodisponibile, e comunque può essere assorbito molto meglio dall’organismo rispetto a quello contenuto, ad esempio, nelle
verdure. 

Un ruolo positivo in questo senso potrebbe essere giocato dalla particolare combinazione degli effetti della caseina e del lattosio che, come è stato osservato in specifiche condizioni sperimentali, si sono dimostrati in grado di aumentare l’assorbimento di calcio nell’organismo. 

Infine, non va dimenticato che esistono latticini in grado di offrire buone quantità del minerale pur se contengono limitate quantità di lattosio. È il caso, ad esempio, del formaggio grana e di altri
formaggi fermentati, oltre che degli yogurt che peraltro possono offrire anche batteri probiotici come i lactobacilli o i bifidobatteri, in grado di favorire il mantenimento della flora batterica intestinale. 

Intolleranza al lattosio: leggere attentamente le avvertenze sugli alimenti!

Occorre fare attenzione agli alimenti insospettabili, leggendo attentamente le etichette per evitare le fonti di lattosio nascosto.

Il lattosio può essere contenuto ad esempio in salumi come prosciutto cotto, mortadella, wurstel, salami, in alcuni cereali per la prima colazione, nel pane al latte, in ravioli, lasagne e in alcuni tipi di fette biscottate. Anche verdure surgelate non al naturale e frutta in scatola possono contenere lattosio. Infine, oltre agli alimenti da monitorare, occorre ricordare che anche i farmaci possono contenere lattosio e per questo va verificato col proprio curante se si possono assumere o se invece è possibile trovare alternative.

Proprio sul fronte dei farmaci, peraltro, va segnalato che i medicinali di automedicazioni possono risultare di grande aiuto per affrontare i sintomi legati all’intolleranza al lattosio, dal meteorismo fino a veri e propri dolori addominali e alla diarrea. Ma non dimenticate che si tratta di rimedi sintomatici. Se i fastidi si mantengono nel tempo, meglio far riferimento al medico per studiare bene la situazione ad affrontarla nel modo migliore, caso per caso.

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