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Le antiche regole della farmacopea per preparare le medicine

Le antiche regole della farmacopea per preparare le medicine
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Oggi, quando entriamo in farmacia, nella stragrande maggioranza dei casi chiediamo farmaci preparati su scala industriale, con blister e modalità di assunzione semplici, da compresse fino a capsule, sciroppi, supposte, pomate o gel, solo per citare alcuni esempi. Solo raramente accade che si chieda al farmacista una preparazione, fatta ad hoc per le nostre esigenze. Ebbene, pensate che fino a qualche decennio fa questa seconda modalità di preparazione era la regola e il farmacista  aveva un vero e proprio “libro sacro” da cui attingeva le modalità per mescolare i diversi composti fino ad ottenerne una terapia farmacologica. 

Questa sorta di ricettario della preparazione dei medicinali costituiva la c.d. farmacopea, oggetto della regolamentazione dalle autorità, che normavano attraverso di essa le caratteristiche produttive che i farmaci dovevano avere. Nel testo della farmacopea venivano riportate quindi  tutte le regole necessarie per una corretta preparazione dei medicinali. In tal senso, essa rappresentava una sorta di “bollino di garanzia” come è oggi per il farmaci di automedicazione con il “bollino” che ne certifica produzione e sicurezza d’impiego per i piccoli disturbi di ogni giorno. 

Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna tornare indietro nel tempo a prima dell’Unità d’Italia. Allora esistevano regni, contee, ducati e altre aggregazioni che univano le zone del Paese. Anche per la farmacopea esisteva quindi una sorta di “scacchiera” in cui ogni zona proponeva le proprie regole, dal ricettario fiorentino, nato già alla fine del 1400, fino a quello napoletano, a quello di Torino, a quello del Lombardo Veneto e a quello dello stato Pontificio per Roma, passando per il Regno degli Estensi. 

Come se non bastasse, c’erano anche codici non ufficiali, magari “costruiti” in base agli appunti di cultori della materia. Sono solo esempi di una tradizione lontana, che già allora, comunque mirava a regolare la produzione dei farmaci destinati a curare gli esseri umani (ma c’erano anche versioni per gli animali) con l’obiettivo che essi venissero fatti a regola d’arte garantendo rimedi efficaci. Proprio in questo modo il farmacista, con scienza e sapienza, aiutava i nostri avi a curarsi al meglio. Come del resto fa anche oggi.

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