Non fatevi influenzare!
I CONSIGLI DI SEMPLICEMENTE SALUTE SU COME AFFRONTARE L’ARRIVO DELL’INFLUENZA E DEI SUOI “CUGINI”
Tra qualche tempo, il progressivo abbassarsi delle temperature farà strada ai virus e molti di noi verranno contagiati dai malanni tipici dell’inverno. Ma come sarà l’influenza che verrà?
Secondo il Prof. Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario IRCCS Galeazzi di Milano, per la stagione 2017-2018 sono previsti dai 4 ai 5 milioni di casi di influenza oltre agli 8-10 milioni di sindromi provocate da altri virus respiratori: una epidemia, quindi, di media entità. Tanto dipenderà anche dal meteo: se questo inverno dovesse essere più lungo e freddo sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati. Se, al contrario, l’inverno fosse più mite, saranno invece i virus “cugini” dell’influenza, quelli chiamati virus parainfluenzali, a essere avvantaggiati.
Come riconoscere allora se si viene contagiati dalla vera influenza o, invece, da uno dei suoi virus “cugini?
Infatti, se sotto il termine generico di “influenza” si tende a comprendere una grande varietà di forme infettive, si può parlare di “vera influenza” solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente: febbre elevata (>38°) a insorgenza brusca, sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola. In tutti gli altri casi si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali.
In generale, si tratta di infezioni che si diffondono con grande rapidità: basti pensare che un solo starnuto può contenere circa 40.000 micro goccioline che possono viaggiare a oltre 300 km/h. Relativamente più lente le 3.000 goccioline che scaturiscono da un colpo di tosse, che si muovono a circa 75 km/h”.
Come si comportano gli italiani nell’prevenire ed affrontare il contagio?
Da una indagine di Assosalute presentata oggi a Milano, se una buona fetta di popolazione, quasi il 15%, non fa nulla per evitare di ammalarsi, il resto cerca di prevenire il contagio attraverso comportamenti di buon senso: coprirsi bene (55,1%), evitare gli sbalzi di temperatura (50,8%) e lavarsi spesso le mani (40,8%) sono le misure preventive più diffuse.
Quando ci sia ammala i farmaci senza obbligo di ricetta, di automedicazione risultano essere per il 57% degli italiani il rimedio più utilizzato in caso di sintomi influenzali e da raffreddamento.
Sempre validi anche i vecchi rimedi della nonna – brodo caldo, latte con miele, spremute – a cui si affidano quasi il 42% degli intervistati. Una percentuale non irrilevante, il 22,5%, dichiara di ricorrere agli antibiotici.
“In caso di contagio – dice Pregliasco – non bisogna fare gli eroi, il riposo resta una arma fondamentale per aiutare l’organismo a sconfiggere i virus. Fondamentale è anche ricorrere ai farmaci di automedicazione, il pilastro principale nel trattamento delle sindromi influenzali e parainfluenzali. L’uso dei farmaci senza obbligo di ricetta deve servire ad attenuare i sintomi senza azzerarli, consultando il medico se le cose non migliorano dopo 4 – 5 giorni. Mai fare ricorso agli antibiotici che si hanno in casa senza prima vedere il proprio dottore. Infatti, gli antibiotici non sono efficaci per curare l’influenza e deve essere il medico curante a valutarne la prescrizione nelle complicanze batteriche broncopolmonari, quando i sintomi non passano oppure se, dopo un’apparente guarigione, si manifesta un ritorno di febbre con tosse produttiva”.
Il medico di famiglia rimane, comunque, in caso di malesseri influenzali, un riferimento importante a cui si rivolge il 50% della popolazione.
Nel 40,5% dei casi non si chiede consiglio a nessuno ma si fa riferimento alla propria esperienza, curandosi con farmaci da banco che già si conosce mentre il 21% della popolazione, soprattutto donne, si affida al consiglio del farmacista.
Inoltre, i più maturi sono i più consci delle complicanze dell’influenza e del valore del vaccino antinfluenzale: il 45% degli over 65 dichiara di fare il vaccino tutti gli anni contro il 14% del dato medio.
La diffidenza nei confronti dei vaccini registrata nell’ultimo anno non sembra però riguardare il vaccino antinfluenzale: meno del 5% lo ritiene pericoloso. Altre sono le motivazioni per cui più di 2 italiani su 3 dichiarano di non aver mai fatto ricorso alla vaccinazione antinfluenzale.
Nella maggior parte dei casi (34,1%) ci si ammala raramente o non ci si è mai interrogati sulla possibilità di vaccinarsi (30,7%). Tuttavia, il 32,8% di coloro che non hanno mai fatto il vaccino ritiene che non sia necessario perché l’influenza non ha gravi conseguenza per la salute.
“Se è vero che, l’influenza non deve destare preoccupazione nella popolazione sana, essa può avere conseguenze anche gravi per i soggetti a rischio – conclude il Professor Pregliasco. In tal senso, il vaccino costituisce una prevenzione efficace contro le complicanze e per proteggere i soggetti più esposti della propria famiglia ed è, senza dubbio, un salvavita proprio per le categorie più fragili: i bambini molto piccoli, gli anziani, gli immunodepressi e coloro che sono affetti da patologie croniche sia di natura respiratoria che cardiaca”.
Bisogna però tener presente che il vaccino non protegge da tutti i virus in circolazione: questo significa che la possibilità di ammalarsi non è eliminata ma, in caso di contagio, il vaccino attenua i sintomi che possono essere comunque gestiti attraverso il ricorso responsabile ai farmaci di automedicazione che restano strumenti terapeutici complementari per attenuare i malesseri delle sindromi da raffreddamento.
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