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Passeggiare nei boschi: perché ci fa bene e dovremmo farlo più spesso

Tempo di lettura: 4 minuti

Prendete la giacca, calzate calze che vi permettano di far respirare il piede e uscite. È il momento del Forest Bathing, o se preferite della forestoterapia. Questo tipo di trattamento, del tutto indolore (anzi, piacevolissimo per alcuni) è a costo zero. La terapia si fa nella natura, passeggiando nei boschi (in montagna così come in campagna). E aiuta a sentirsi meglio, contrastando l’ansia, contribuendo a controllare meglio il peso, addirittura combattendo le allergie dovute agli acari della polvere. La scienza lo conferma. 

Perché passeggiare nel bosco fa bene

Muoversi fa bene. Aumenta la risposta allo sforzo, favorisce i contatti con gli altri, aiuta a mantenersi in forma a tutte le età. Ma conta anche dove facciamo esercizio, soprattutto quando si tratta di contrastare lo stress. In tal senso, fare sport nella natura è l’ideale. Ma c’è di più. Riuscire a passeggiare in un bosco, meglio se circondati dal canto degli uccelli, può significare davvero guadagnare sotto l’aspetto emotivo. Addirittura, la semplice presenza del verde e dei suoi abitanti volanti nell’area in cui si abita sarebbe una valida contromisura per contrastare l’ansia e la tensione emotiva. A dirlo è un originale studio che è stato condotto in collaborazione tra l’Università inglese di Exeter, il British Trust for Ornithology e l’Università del Queensland in Australia. La ricerca, apparsa sulla rivista scientifica Bioscience, è stata effettuata seguendo 270 individui di etnie, stato sociale e reddito diverso, dimostrando che quando le vie in cui si abita sono più ricche di piante e alberi e, quindi, anche di uccelli che volano e cinguettano, il rischio di soffrire di stress sarebbe minore. 

Gli effetti benefici del cinguettio degli uccelli

Le passeggiate nel verde, insomma, aiutano. E come dimostrato dalla scienza, sul lato psicologico il cinguettio degli uccelli è davvero un toccasana contro stress e tensioni quotidiane e relativi disturbi come mal di testa, contratture muscolari, respirazione e ritmo cardiaco accelerati, digestione lenta, stanchezza immotivata. Ma non solo. I suoni della natura, come il canto degli uccelli, possono aiutare la meditazione e favorire un generale rilassamento dell’organismo aiutando il nostro benessere psicologico. Lo dice una ricerca pubblicata su Scientific Reports, che addirittura arriva a stabilire un’associazione temporale degli effetti di queste percezioni uditive nell’ambiente. Guardando o ascoltando i cinguettii, si può avere un miglioramento del benessere mentale che arriva anche fino ad otto ore. Lo studio è stato condotto dagli esperti del King’s College di Londra e associa per la prima volta la percezione visiva o uditiva della fauna svolazzante con un tono dell’umore migliore.

I benefici della natura sulla nostra salute

Sarà per l’azione sullo stress, sarà per la maggior facilità a prendere sonno, sarà per un adeguato controllo del metabolismo grazie all’attività fisica, sarà per la vita meno faticosa … le motivazioni possono essere tante, ma la certezza viene dai dati scientifici: chi sta nel verde e vive in zone in cui si può camminare (e non solo) nel bosco, tende ad avere una vita più lunga. Quante più aiuole, giardini di orti cittadini ci sono in un’area geografica, tanto maggiore è il benessere della popolazione. A dirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Barcelona Institute for Global Health (insieme a quelli dell’Università Statale del Colorado e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Secondo la ricerca, che ha preso in esame i dati di nove indagini che hanno seguito la salute di otto milioni di individui in vari Paesi del mondo tra cui l’Italia, se si analizzano i dati relativi alla mortalità prematura con quelli delle immagini dei satelliti relativi al luogo di vita del campione, ci si accorge che quanto più aumenta il verde vicino a casa tanto più calano le morti in età più giovanile. Addirittura, stando a quanto pubblicato su Lancet Planetary Health, alla crescita di 0,1 dell’indice della vegetazione entro mezzo chilometro da casa corrisponde un calo del 4 per cento della mortalità prematura.

La cura contro l’allergia agli acari: il bosco

Per chi soffre di allergia agli acari il programma deve essere uno solo: cercare di combattere al meglio i sintomi, e mettere in atto una serie di strategie che siano in grado di limitare i rischi. Per la prima parte del programma, i farmaci di automedicazione ad azione antiallergica e antistaminica possono essere di grande aiuto per contrastare riniti, congiuntiviti allergiche, ovviamente se di breve durata. Ma per il resto, proprio la forestoterapia potrebbe rivelarsi come arma strategica di prevenzione e di cura, per lenire i fastidi (a patto che ovviamente non si soffra anche di pollinosi). Quello che propone questo originale approccio giapponese è di abbinare alle sane abitudini di vita la frequentazione di ambienti boschivi che facilitano la lotta dell’organismo contro gli allergeni e, al contempo, aiutano a sentirsi meglio. Secondo i dettami della forestoterapia, per gli allergici agli acari non è necessario rifugiarsi nei boschi in alta montagna (cosa che invece può essere salutare alle nostre latitudini, nel periodo di impollinazione, a chi soffre di raffreddore da fieno) ma va bene qualunque bosco: l’importante è essere immersi nel verde, tra piante ad alto fusto. Il beneficio di camminare nei boschi per gli allergici, stando alle ricerche condotte sull’argomento, sarebbe correlato a diversi fattori, tra cui la presenza dei terpeni nell’aria inalata: questi composti hanno, infatti, un’azione antinfiammatoria che aiuta a limitare i fastidi dell’allergia. Inoltre, per chi ha come nemici gli acari, stare spesso in mezzo alla natura può essere di grande aiuto in chiave preventiva: nei boschi la presenza di acari è limitatissima perché l’ambiente non consente loro di svilupparsi adeguatamente.