Allergie alimentari nei bambini: le raccomandazioni dei pediatri
Non tutti sanno che nel 90% dei casi le allergie alimentari sono legate molto spesso a otto alimenti. I più comuni responsabili delle allergie alimentari, soprattutto nei primi anni di vita, sono latte e uova; poi, con il proseguire dell’età, si aggiungono alla lista anche il grano, le arachidi, la soia, la frutta a guscio, i crostacei e il pesce. Le allergie alimentari, stando agli ultimi studi, riguarderebbero quasi 5 bambini su 100. È sempre opportuno confrontarsi con il proprio pediatra: negli ultimi anni i medici consigliano sempre meno di eliminare del tutto questi alimenti, scelta che nel tempo ha reso impossibile a molti bambini, poi divenuti adulti, di avere un’alimentazione bilanciata.
Verso la fine dello scorso millennio, infatti, si pensava che l’assunzione degli alimenti allergenici durante i primi mesi di vita potesse favorire la sensibilizzazione e il successivo sviluppo di allergie alimentari; i pediatri, pertanto, nell’attuare lo svezzamento, ritardavano l’introduzione di questi alimenti nelle diete dei bambini. Questa strategia preventiva si è dimostrata però nel tempo inefficace: le ricerche hanno infatti dimostrato che l’introduzione nella dieta alimentare degli alimenti solidi oltre il sesto mese di vita non solo non aiutava nella prevenzione dell’allergia alimentare, bensì la favoriva.
In quest’ottica gioca un ruolo protettivo fondamentale l’allattamento al seno, la cui durata ottimale dovrebbe essere prolungata, laddove possibile, almeno fino ai primi sei mesi di vita e in ogni caso non sospeso durante tutto il periodo dello svezzamento, da iniziare tra il quarto e il sesto mese dalla nascita.
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