Cosa vuol dire medico condotto?
Computer, segretaria, ricette che viaggiano invisibili e veloci e arrivano direttamente in farmacia. Oggi, quando entriamo nello studio del medico di medicina generale, il primo referente per la nostra salute, colui che sa tutto di noi, dei nostri malanni e delle cure che facciamo, ci troviamo di fronte ad uno scenario che sarebbe apparso fantascientifico solo qualche decina d’anni fa. E soprattutto questo professionista della salute, punto di riferimento fondamentale per tutti i cittadini, è davvero lontano anni luce dal suo predecessore, quel medico “condotto” che nei secoli scorsi portava la propria competenza e assistenza medica in tutte le case.
Vi siete mai chiesti cos’era il medico condotto? E in cosa era diverso rispetto al medico di famiglia di oggi? Prima di tutto, cerchiamo di spiegare il motivo di questo curioso nome, che ancora oggi rimbalza sulla bocca di qualche anziano. Il termine “condotto” deriva dal latino , participio passato del verbo conducere, ma non si riferisce alla necessità di muoversi del sanitario ma al fatto che egli prestava servizio in accordo ad una determinata condotta. In pratica, modernamente, si potrebbe tradurre “condotto” con la parola “assunto”, visto che questo specialista della salute di tutti veniva contrattualizzato da uno o più Comuni per curare la salute dei rispettivi abitanti, sia di giorno che di notte, con sole due settimane di ferie ogni anno. Questi almeno erano gli impegni del medico di famiglia al termine del 1800.
Comunque sappiate che questa professione è molto più antica, visto che ne è documentata la presenza in Italia sin dal Medio Evo, per il bisogno di portare a più persone possibile, spesso indigenti, la possibilità di veder diagnosticata la causa di una patologia e, per quanto possibile, trattarla. Con il Risorgimento e con l’Unità d’Italia poi il medico di famiglia ante litteram, che con la sua borsa faceva diagnosi e impostava le cure anche nei borghi più sperduti, è diventato un punto di riferimento irrinunciabile per la popolazione, specie quella più povera. Generalmente, il medico condotto aveva contratti che si ripetevano nel tempo (e che assumevano carattere di stabilità dopo un triennio a partire dal 1865) e che prevedevano anche un impegno in termini di monitoraggio e sorveglianza del benessere sul territorio, specie in periodi di epidemia.
Verso la fine del 1800, solo per segnare una tappa, pensate che più o meno la metà dei medici presenti in Italia erano proprio “condotti”, magari costretti a muoversi su un calesse tra i diversi Comuni che, in consorzio, decidevano di chiamare un professionista che si occupasse dalla salute della popolazione a domicilio. I medici di una volta, infatti, svolgevano la professione prevalentemente in modo itinerante e non sempre avevano un ambulatorio per le visite più comune comunque in città rispetto alle campagne.
Oggi il medico di medicina generale è il nostro punto di riferimento per la salute e, fatte le dovute proporzioni scientifiche e tecnologiche, è l’evoluzione naturale di quel medico condotto che, con la pioggia e con il sole, di giorno e di notte, si recava al capezzale dei suoi assistiti per portare la sua scienza e restituire, quando possibile, la salute.
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