Giornata mondiale delle meteorologia: così il meteo ci fa star bene o male
Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Meteorologia, una scienza che fino a qualche decennio era appannaggio solamente di una piccola platea di esperti, con noi “comuni mortali” che ci limitavamo a riportare i proverbi dei nostri vecchi per tentare di indovinare l’arrivo delle nuvole o il ritorno del sole. Oggi, invece, le previsioni meteo fanno parte della quotidianità di tutti noi e per alcuni conoscerle è indispensabile per l’organizzazione delle attività di ogni giorno. Quello che a volte dimentichiamo, però, è che le condizioni del tempo possono anche influire sul nostro benessere, determinando in chi è sensibile o particolarmente predisposto qualche fastidio al proprio benessere che, in genere è destinato a mantenersi fin quando le condizioni climatiche mutano. Non ci credete? Provate a leggere.
Più sereni con il sole…
Il sole svolge importanti e insostituibili funzioni per ogni sistema vivente, dalle piante (fotosintesi) all’organismo umano (sintesi della vitamina D, fondamentale per le ossa). Non solo. Il sole dà calore, mette il buonumore, ha riconosciute proprietà antidepressive, è utilizzato con successo in alcune affezioni dermatologiche (elioterapia), oltre, come ricordato, al presiedere la calcificazione ossea. Studi epidemiologici americani, come quello condotto presso il Cancer Institute dell’Università di Pittsburgh mettono in relazione l’incidenza di certi tipi di tumore alla quantità di luce solare ricevuta alle diverse latitudini, collegando il fenomeno ad un potenziale effetto protettivo della vitamina D.
…ma occhio agli eccessi
A fronte di questi aspetti benefici, esistono sicuramente effetti potenzialmente dannosi dell’esposizione protratta e poco intelligente alle radiazioni solari. Due tipi di radiazioni, le ultraviolette A e B, entrano soprattutto in gioco nei delicati rapporti tra pelle e sole. Per capire (e memorizzare) meglio questi effetti si può fare un gioco: basta cioè associare alla “A” di UV-A, Aging, cioè invecchiamento, e alla B di UV-B, Bruciatura. Gli ultravioletti A possono accelerare, se in eccesso e quando ci si espone per lungo tempo, il fotoinvecchiamento della pelle. L’esposizione al sole a lungo andare provoca veri danni al DNA delle cellule della pelle che si sommano a quelli del fisiologico processo di invecchiamento. L’errata esposizione solare ripetuta nel tempo favorisce così un invecchiamento più rapido della pelle per un danneggiamento del collagene e questo porta alla comparsa di rughe profonde, a pelle secca e poco elastica, a macchie solari, desquamazione e anche a danni più importanti, fino ai tumori della pelle. Gli arrossamenti derivanti dall’esposizione al sole sono invece reazioni infiammatorie mediate dai raggi UV-B, che provocano vasodilatazione e arrossamento della cute. A seconda dell’intensità della fotoesposizione e, quindi, della gravità dell’effetto, l’infiammazione si estrinseca con sintomi e segni crescenti, dal fastidio, al prurito, al dolore con sintomi generalizzati in caso di vere e proprie scottature solari.
Attenzione al vento
Anche le folate di vento possono influire sul nostro benessere. Pensate solo alla “sindrome da scirocco”, che proviene dal Sahara africano e soffia verso l’Italia del sud e la Grecia trasportando la sabbia del deserto. Chi è sensibile, si sente più irrequieto e ansioso e anche riposare può diventare più difficile. Come se non bastasse, ci sono persone che manifestano vere e proprie cefalee in concomitanza con il vento. Per chi ha la pelle molto secca, invece, un vento teso e asciutto come la tramontana può giocare brutti scherzi, facilitando la comparsa di arrossamenti ed eczemi che qualche volta si manifestano attraverso un fastidioso prurito. L’irritabilità, peraltro, può comparire anche in chi è sensibile alla “sindrome del Fohn”: in questi casi, il sistema nervoso si trasforma in una sorta di “previsore” anemometrico anticipando con le sue reazioni l’arrivo delle folate.
Umidità uguale dolore
Soffrite di dolori alle articolazioni? Avete i tendini che “gridano” appena arrivano le nuvole? Sappiate che a volte l’eccessiva umidità atmosferica, che accompagna le nubi cariche di pioggia, può anche avere effetti sui classici acciacchi articolari, accentuando difficoltà di movimento e dolori veri e propri. Secondo gli scienziati, in chi si comporta come un vero e proprio barometro e sente le articolazioni sciogliersi quando il clima si fa secco per poi soffrire se l’umidità è padrona, il clima eccessivamente umido potrebbe cambiare la composizione delle fibre collagene, che con la maggiore umudità tenderebbero a gonfiarsi, portando quindi ad un aumento del loro volume e alla stimolazione dei recettori presenti all’interno dell’articolazione.
Attraverso consigli pratici e informazioni chiare, ci dedichiamo a educare e guidare verso scelte di vita quotidiana consapevoli, promuovendo un benessere semplice e duraturo.