Colon irritabile: i sintomi cui fare attenzione e come agire
Il colon irritabile è una condizione di cui soffrono soprattutto le donne, con un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini, e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni. Si caratterizza per la presenza di gonfiore o dolore addominale associati all’alterazione della funzione intestinale come diarrea, stitichezza o una fastidiosa alternanza delle due condizioni. Questi sintomi contribuiscono a un costante senso di disagio e a un diffuso stato di ansia, con ricadute anche significative sulle attività quotidiane.
Questa, in estrema sintesi, può essere la definizione della sindrome da colon irritabile, quella che un tempo veniva genericamente chiamata colite o colite nervosa. Detto che nelle forme vere e proprie di patologia è fondamentale la visita del medico, non ci sono dubbi che in molti casi, quando i disturbi sono solo occasionali, l’attenzione alle abitudini di vita e l’uso dei farmaci di automedicazione per lenire i sintomi possono aiutare ad affrontare il problema.
Sindrome da colon irritabile: sintomi e campanelli d’allarme
Il problema del colon irritabile si manifesta con dolore addominale associato a gonfiore e ad alterazioni delle funzioni intestinali come diarrea, stitichezza o una fastidiosa e problematica alternanza delle due condizioni. Il gonfiore a livello della pancia provoca spesso fastidi associati come aerofagia e meteorismo.
Per parlare di vera sindrome del colon irritabile il dolore addominale deve essere di lunga durata (almeno 3 mesi) e avere queste caratteristiche: diminuisce o aumenta con la defecazione, si associa a una diminuzione o a un aumento della frequenza della defecazione, si associa a un aumento o a una diminuzione della consistenza delle feci. Oltre al mal di pancia possono esserci borborigmi, ovvero rumori inspiegabili e del tutto incontrollati provenienti dalla pancia.
Intestino irritabile: perché fa male la pancia?
Come una sorta di “cornice” all’interno dell’addome, il colon parte da basso, a destra, per poi risalire fin sotto il fegato e fare una curva stretta verso sinistra. Questa curva divide il colon di destra o ascendente, da quello trasverso. Poi, sulla parte sinistra alta dell’addome, l’intestino si ributta nuovamente verso il basso, nel colon sinistro o discendente. Questo termina poi con il sigma e il retto, nel quale si depositano le feci per essere eliminate. È proprio l’ultima parte dell’intestino che può diventare sede di disturbi a volte anche molto localizzati. Il colon irritabile viene considerato un problema della mobilità proprio dell’ultima parte dell’intestino, che può interessare anche la componente a monte del colon, ovvero l’intestino tenue. La caratteristica di questa situazione è che non c’è alcuna causa organica in grado di scatenare il disturbo: la mucosa dell’intestino appare normale; tuttavia, l’organo si contrae in maniera non fisiologica: i muscoli circolari e longitudinali dell’intestino si muovono in modo alterato e questo provoca l’anomala progressione delle feci, con la conseguente comparsa del dolore addominale associato a gonfiore, diarrea o stitichezza, talvolta mal di testa.
Lo stress, una delle cause del colon irritabile
Lo stress rappresenta un formidabile “carburante” per i problemi intestinali. E per diversi motivi. In primo luogo, uno stato di tensione acuta induce una scarica di adrenalina che devia il sangue dall’intestino verso i muscoli, rallentando, quindi, i movimenti del viscere e aumentando la permanenza dei cibi non assimilati nell’intestino e quindi la produzione dei gas. In più lo stress inibisce la sintesi di enzimi del pancreas deputati alla “scissione” degli zuccheri, con i carboidrati che permangono anche nel colon e quindi vengono attaccati dai germi. In questo modo, tra l’altro, si aumenta anche la produzione di aria all’interno dell’intestino, con sensazione di gonfiore e meteorismo. Inoltre, la scienza ha dimostrato che un ruolo significativo sarebbe giocato anche dalla popolazione dei batteri che vivono nel tubo digerente. Insomma, bisogna prestare attenzione al microbiota intestinale, la popolazione di miliardi di batteri (e non solo) che popolano il nostro intestino e che quando si alterano per infezioni, l’uso di antibiotici o una dieta sbagliata, producono gas, gonfiore e disturbi delle funzioni intestinali. Negli ultimi anni si è ipotizzato, infatti, un possibile legame tra i geni che controllano il sistema immunitario e il microbiota.
In questo contesto, la tensione nervosa gioca un ruolo importante nell’alterare le funzioni intestinali. Non a caso, si dice che il nostro apparato digerente è una sorta di secondo cervello che viene influenzato dal nostro equilibrio mentale e che, che a sua volta ha un effetto sul nostro benessere psicologico.
Infine, non meno importante, in un paziente su dieci anche la gastroenterite, spesso chiamata influenza intestinale, dà il via allo sviluppo di sindrome del colon irritabile.
Come si cura l’intestino irritabile
Il nostro intestino risente, quindi, di tante condizioni: cambi nell’alimentazione, scarsa disponibilità di acqua, stress. Tutte queste situazioni possono determinare un quadro che, se si presenta solo occasionalmente e in corrispondenza di situazioni particolari (stravizi alimentari o assunzione di specifici alimenti o di particolari situazioni che creano tensione emotiva) che favoriscono stipsi, diarrea, aerofagia o meteorismo, può essere affrontato con i farmaci di automedicazione, da scegliere in base al sintomo predominante. Ma non bisogna mai dimenticare che se i disturbi permangono occorre parlarne con il medico, per sottoporsi a eventuali esami di controllo e quindi giungere a una diagnosi corretta. Il colon irritabile va comunque sempre riconosciuto perché, ad esempio, il dolore addominale non legato a piccoli disturbi come un comune mal di pancia o gonfiore addominale, può avere origini diverse, anche indipendenti dall’intestino.
Le cause del colon irritabile e i rimedi
Quasi sempre la sindrome dell’intestino irritabile colpisce le persone quando sono ancora giovani: sotto accusa ci sono appunto lo stress, la cattiva alimentazione o anche una difficile condizione psicologica. Ricordato una volta di più che occorre accertarsi che il dolore addominale sia davvero legato a questa sindrome e non ad altre lesioni o problematiche che vanno comunque diagnosticate da un medico, proprio il mal di pancia e la contemporanea presenza di diarrea o stitichezza possono far pensare in un giovane alla classica “colite”. Trattandosi di un dolore legato alla contrazione muscolare, risponde poco agli analgesici che si usano, ad esempio, per il mal di testa o i dolori articolari. Occorre assumere farmaci, anche di automedicazione, in base alle indicazioni del farmacista, che limitino le contrazioni dei visceri: sono i cosiddetti antispastici o anticolinergici. In altri casi, se sono presenti sintomi diversi, ci sono trattamenti mirati. Una volta passato l’attacco acuto, comunque, occorre cercare di far lavorare l’intestino al meglio, sempre considerando che non siano presenti lesioni. È indicata una dieta ricca di fibre tali da favorire il volume delle feci e “riempire” il canale intestinale evitando che si contragga “a vuoto”. Il che vuol dire consumare cibi integrali, molta frutta e verdura, bere molta acqua, fare regolare attività fisica e cercare di “liberarsi” sempre alla stessa ora. La “colite”, così facendo può essere contrastata.
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