Influenza: riconoscerla, prevenirla, curare i sintomi
L’influenza è una malattia infettiva, molto contagiosa e di natura epidemica, che tende a presentarsi ciclicamente (per questo si parla di influenza stagionale).
L’influenza è sempre stata l’infezione invernale per eccellenza. Poi, con l’arrivo del virus Sars-CoV-2 è quasi “passata” in secondo piano. Dall’inizio della pandemia, infatti, anche grazie all’uso delle misure di contenimento del contagio, l’influenza ha circolato meno, ma non è mai sparita. Come abbiamo già ricordato, quest’anno, è ancora più importante tenere presente i rischi ad essa correlati, le modalità di presentazione, il ruolo dei farmaci di automedicazione per fronteggiare i sintomi indotti dal virus e dalla reazione dell’organismo alla sua presenza. I primi segnali parlano infatti di virus particolarmente aggressivi, tenendo conto che la mancata esposizione ai virus di stagione nelle ultime due stagioni influenzali ha indebolito la capacità del nostro sistema immunitario di riconoscerle e combatterle. In chiave preventiva, meglio vaccinarsi (la vaccinazione è d’obbligo per anziani e soggetti a rischio, ancor più tenendo conto della contemporanea circolazione dei virus influenzali e del SARS-CoV-2), poi prestare attenzione. Ricordando che la conoscenza è l’arma migliore per mantenerci in salute.
Quali sono i virus dell’influenza
L’influenza è causata da virus della famiglia degli ortomixovirus. Questi ceppi hanno la caratteristica di diffondersi nell’aria, trasmettendosi da un individuo all’altro, principalmente con il respiro. Il contagio è quindi altamente probabile in ambienti e comunità chiuse, compreso l’ambito familiare.
Strutturalmente il virus dell’influenza è composto da un involucro esterno che contiene gli antigeni di superficie, che si chiamano emoagglutinine e neuroaminidasi. Questa sorta di “contenitore” protegge una componente interna, la ribonucleina, ossia l’acido ribonucleico a singola catena che contiene il materiale genetico del virus. In base alla tipologia degli antigeni interni, i virus vengono suddivisi in tipo A, B e C. Mentre i virus B e C hanno come serbatoio infettivo soltanto l’essere umano, i virus di tipo A possono contagiare anche suini, equini, uccelli e mammiferi marini. In ogni caso, i due virus che hanno interesse per l’uomo sono solamente l’A e il B, mentre il C raramente è stato collegato a episodi di malattia. I virus di tipo A sono poi classificati in sottotipi direttamente dipendenti dalla presenza delle due proteine di superficie: i sottotipi più noti sono AH1N1, AH2N2, AH3N2. Va tuttavia ricordato che i virus influenzali presentano un’instabilità genetica estremamente ampia, che può comportare variazioni maggiori o minori, fino al punto che può esistere anche un riassortimento genetico tra virus animali e umani.
Quali sono i sintomi dell’influenza
Non bisogna scambiare i classici sintomi dell’infreddatura, come raffreddore, mal di gola, qualche linea di febbre con quelli dell’influenza, anche se si possono sovrapporre o confondere. Né bisogna fare l’errore di parlare di influenza “intestinale”, quando compaiono vomito, nausea, diarrea e mal di pancia. I virus che provocano questi quadri esistono, eccome. Ma possono essere solo parenti più o meno lontani del virus influenzale tanto che spesso di parla di virus simil o para influenzali.
Per questo è importante conoscere bene le definizioni dell’influenza. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si deve parlare di influenza solo quando è stata accertata la circolazione dei virus influenzali nell’ambiente e sono presenti almeno tre sintomi:
- Febbre con esordio rapido e temperatura che supera i 38 gradi o più
- Comparsa di dolore e indolenzimento muscolare (la classica sensazione di “avere le ossa rotte”)
- Disturbi respiratori, in genere congestione nasale ma anche mal di gola o tosse.
A volte, dalla teoria alla pratica, la situazione cambia, visto che l’influenza, a seconda delle caratteristiche personali di ognuno, può anche non seguire esattamente questa sequela di sintomi. Ad esempio, la febbre, che compare con brividi e sudorazione, può anche assestarsi intorno ai 38 gradi e accompagnarsi a un forte mal di testa. Tuttavia, va ricordato che l’aumento della temperatura legata ai virus influenzali tende a seguire un andamento abbastanza tipico: sale e resta elevata per qualche giorno abbassandosi non appena si usano gli antipiretici e poi riprendere a salire quando finisce l’effetto dei farmaci di automedicazione. Insieme alla febbre circa il 50% di coloro che si ammalano lamentano anche sintomi tipici di una congiuntivite con sensazione di fastidio quando si è esposti alla luce, lacrimazione e dolore agli occhi. Di norma, comunque la febbre è più alta quando sono implicati i virus di tipo A, e rimane a livelli più bassi se l’epidemia è legata a un virus di tipo B. Infine, non dimenticate che febbre e sintomi respiratori possono non essere temporalmente coincidenti. A volte infatti raffreddore, mal di gola con raucedine, irritazione alla trachea con tosse secca compaiono dopo due o tre giorni dall’aumento della temperatura. E ricordate che i sintomi possono modificarsi nei bambini e negli anziani. Nei lattanti, ad esempio, spesso non c’è febbre ma possono esserci vomito e diarrea. I più piccoli, incapaci di parlare, manifestano il loro malessere con pianto, inappetenza e sonnolenza. Infine, gli anziani possono anche non avere febbre, o comunque mostrare un rialzo limitato della temperatura: possono però presentare veri e propri sintomi neurologici, come sopore o disorientamento.
Prevenire l’influenza con la vaccinazione
La vaccinazione è il mezzo migliore per giocare d’anticipo contro l’influenza. Anche se non riesce a prevenire sempre e comunque l’infezione e non si è protetti da altri virus respiratori diversi dall’influenza, la vaccinazione riduce enormemente il rischio di complicazioni, spesso legate ad infezioni batteriche che possono risultare anche mortali, specie nelle persone a maggior rischio perché più deboli sotto l’aspetto immunologico. Per questo la vaccinazione antinfluenzale è necessaria per alcune categorie di individui più fragili come gli anziani, i bambini piccoli, i malati di cuore, chi soffre di malattie respiratorie croniche o renali, oltre che per chi ha il sistema immunitario che non funziona a dovere perché, ad esempio, gravemente malato o affetto da patologie autoimmuni. In questi individui, infatti l’influenza si può complicare più facilmente, dando il via a infezioni respiratorie potenzialmente gravi.
Se nei bambini più piccoli va tenuto presente che il sistema immunitario è “in formazione”, negli anziani esso tende a essere meno efficiente. Infatti, il funzionamento del nostro sistema immunitario è basato su un complesso meccanismo di interazione tra una molteplicità di cellule diverse coinvolte nel creare un sistema di difesa dell’organismo contro gli agenti estranei. Le cellule del sistema immunitario, con l’avanzamento dell’età subiscono un progressivo processo di invecchiamento biologico, noto come immunosenescenza. Si assiste a una diminuzione del funzionamento dei linfociti T e B e i cambiamenti che avvengono a livello cellulare si riflettono sulla riduzione della capacità di produrre un’adeguata risposta immunitaria negli anziani.
Il tipo di vaccino va scelto insieme al proprio medico. Esistono infatti vaccini con caratteristiche specifiche che risultano più o meno adatti in base alla situazione dell’individuo. L’importante, in ogni caso, una risposta “su misura”, in base all’età e alla presenza di eventuali patologie concomitanti. A volte, come detto, il vaccino può anche non funzionare completamente. In ogni caso, tuttavia, i sintomi in chi si è vaccinato sono più leggeri e di minor durata rispetto a chi non ha fatto la vaccinazione preventiva. In molte situazioni, poi, i sintomi che si considerano legati all’influenza, quali ad esempio affezioni alle alte vie respiratorie – raffreddore, tosse, mal di gola – sono dovuti ai cosiddetti virus parainfluenzali da cui il vaccino nono protegge ma che possono essere efficacemente controllati facendo ricorso a farmaci di automedicazione da scegliere caso per caso, con il consiglio del farmacista e del proprio medico di base.
Come si cura l’influenza
L’influenza è una malattia autolimitante. Quindi passa da sola, al massimo in una settimana, se non compaiono complicazioni. Per affrontarla vanno benissimo le vecchie regole della nonna “letto, lana e latte”: occorre quindi riposo al caldo, facendo attenzione agli sbalzi di temperatura, e una dieta leggera ricca di liquidi. Il che significa via libera a spremute di frutta, minestre di verdura e altri cibi leggeri e digeribili, senza esagerare con i grassi di condimento. Non solo: pare che il consumo regolare di spremute di agrumi, ricche di vitamina C (attenzione però, ricordate che frullati e spremute vanno preparati al momento, altrimenti la vitamina si disperde rapidamente!) possa anche aiutare per prevenire l’infezione.
Sul fronte dei farmaci, ovviamente si possono impiegare medicinali di automedicazione per alleviare, senza azzerarli, i sintomi del raffreddore, della congestione nasale, del mal di gola e della tosse e, specie quando la febbre è alta e supera i 38° – utili sono gli antipiretici che abbassano la temperatura corporea, riducendo la febbre.
Controindicati sono invece gli antibiotici, che debbono essere assunti solo dopo consulto e prescrizione del medico, perché sono del tutto inutili contro i virus, ma sono invece efficaci contro i batteri. Solo il medico può sospettare un’eventuale sovra infezione batterica valutando il quadro clinico e l’evoluzione dei sintomi.
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