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Ciao, sono bollino!

Siamo sempre più malati di techneck

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tecknet
Il termine, si sa, viene dal mondo anglosassone. Ma chi ne soffre non ha confini. E tante persone, anche da noi, si trovano a fare i conti con il techneck, due parole che si possono tradurre in modo molto semplice: collo da tecnologia. I sintomi di questa “sindrome” dei tempi moderni sono sotto gli occhi di tutti: fa male la schiena, soprattutto nella sua parte superiore, e in qualche caso compare un fastidioso mal di testa in corrispondenza della nuca. Il quadro di malessere, che una volta era  quello tipico del dentista, costretto per ore a mantenere una posizione a capo chino per poter operare all’interno della bocca dei pazienti, oggi è estremamente diffuso.
E non interessa soltanto gli adulti, ma anche, ed in misura crescente i giovani. La causa è semplice: passiamo troppo tempo chini per armeggiare su tablet e smartphone, con la conseguenza che i muscoli del collo rimangono contratti in una posizione innaturale, con il capo piegato in avanti,  anche per ore. Nel tempo questa cattiva e diffusissima abitudine comporta un progressivo mutamento delle naturali curve della colonna vertebrale con evidente trazione dei muscoli che debbono reagire alla nuova posizione.
Risultato: nel tempo compaiono i dolori che per fortuna possono essere trattati con i classici farmaci di automedicazione che si impiegano per lenire il mal di schiena passeggero o per favorire il rilassamento muscolare.
Ma sicuramente, per questa sindrome dal nome che quasi ricorda quello di un attore holliwoodiano, l’elemento più significativo si chiama prevenzione:  cerchiamo di limitare il  tempo che ogni giorno  impieghiamo per controllare il telefono e navigare su siti e social perché a volte lo facciamo anche se non è necessario o davvero divertente ma semplicemente una abitudine di cui non ci accorgiamo neanche più ma che può portare a conseguenze per la salute del nostro scheletro.