Cheratosi solari (o attiniche): cosa sono e come prevenirle
Alzi la mano chi in questi giorni non si espone al sole. Al mare, in montagna, nelle passeggiate in campagna e nei parchi cittadini è una rincorsa alla tintarella ideale. Ma attenzione: se è vero che i raggi del sole ci scaldano, migliorano il nostro umore, aiutano le ossa a mantenersi robuste, è altrettanto innegabile che ci vuole la giusta protezione. E non solo per limitare il rischio delle classiche scottature, con l’epidermide che si arrossa e quasi brucia. La prevenzione si fa nel tempo, sulla lunga distanza. L’esposizione alle radiazioni solari, senza protezione, può infatti portare a sviluppare col tempo lesioni legate alla perdita di elasticità, compattezza e soprattutto alla comparsa di piccole lesioni che interessano soprattutto le parti più esposte.
Un esempio per tutte: la cheratosi attinica. Negli anni, infatti gli insulti che la pelle riceve ne modificano l’aspetto e possono favorire la comparsa di lesioni rilevabili al tatto di un colore spesso diverso, in genere più scuro, di quello della pelle stessa. Queste macchie o chiazze rilevate, a volte ruvide, possono avere cause differenti: il dermatologo va consultato e può ovviamente aiutare per affrontare la situazione. Ma proteggersi è importante, per preservare il mantello che ci ripara dagli agenti esterni.
Cosa è e come si manifesta la cheratosi attinica
La cheratosi attinica, chiamata anche cheratosi solare, porta al manifestarsi di lesioni, in particolare nelle zone più esposte alla luce. La patologia interessa soprattutto le persone e che sono rimaste a lungo nel corso della vita esposte al sole, ancor più se senza adeguate misure di protezione. Le lesioni sono più frequentemente piccole spesso multiple, di colore in genere bruno rossastro, di solito lievemente in rilievo. Le placche arrossate tendono a ricoprirsi di croste, come se ci fosse stata una ferita superficiale, che tendono però ad essere tenacemente agganciate all’epidermide e quindi appaiono ruvide. Sul fronte dei disturbi, va detto che la cheratosi solare è frequentemente asintomatica. Solo in alcuni casi può essere presente un certo prurito che disturba.
Cheratosi attinica: quando preoccuparsi
Occorre preoccuparsi soprattutto quando le croste delle cheratosi si presentano ispessite e di colore bianco-giallastro, hanno dimensioni superiore al centimetro, si presentano dure e sanguinano. In questi casi si può, infatti, sospettare che queste “macchie da sole” stiano assumendo caratteristiche di malignità.
Chi sono i soggetti più a rischio di cheratosi solare e perché
Le cheratosi colpiscono le aree del corpo che sono state interessate, nel corso degli anni, da un’eccessiva esposizione al sole, ancor più senza la dovuta protezione, in particolare: il viso, più frequentemente la fronte, il cuoio capelluto nei calvi, le braccia, la parte superiore del corpo (dorso e tronco), le mani, gli avambracci e le gambe. Sono un fenomeno di tipo cumulativo: questo spiega perché la malattia, che può avere il suo esordio dai 40 anni, si presenta principalmente in chi ha più di 50 anni e più facilmente negli uomini e tra questi, soprattutto quelli lungamente esposti al sole come marinai, pescatori, muratori, specie se hanno pelle e occhi chiari.
Come fare con la cheratosi: cure e rimedi
Il controllo regolare del dermatologo e le sue indicazioni terapeutiche sono fondamentali per riconoscere queste lesioni e affrontarle al meglio. Esiste infatti il rischio che possano trasformarsi in tumori come il carcinoma squamocellulare. Si tratta di una patologia che manifesta dopo i 40 anni con macchie rosa, rosse o marroni che nel tempo possono ispessirsi e diventare dure, ruvide e molto aderenti alla pelle. Le dimensioni possono variare da pochi millimetri fino ad alcuni centimetri e il 45% dei pazienti presenta almeno sei o più lesioni sulla pelle. Se le cheratosi attiniche non vengono trattate, possono anche evolvere in questo senso. Per il resto, i piccoli disturbi legati a queste lesioni, come ad esempio il prurito, possono essere affrontati con i farmaci di automedicazione. Ma è soprattutto sul fronte della prevenzione che occorre prestare attenzione anche quando si va in vacanza.
La prevenzione contro la cheratosi solare
Occorre limitare la durata delle esposizioni al sole nelle prime giornate di vacanza: la pelle va abituata gradualmente, soprattutto se si hanno capelli e occhi chiari e pelle color latte con lentiggini. All’inizio è preferibile esporsi nelle prime ore della mattina e nel tardo pomeriggio, quando i raggi UV sono filtrati più efficacemente dall’atmosfera: in questo modo si può ottenere gradualmente l’abbronzatura. Anche la scelta dell’ora va fatta con attenzione. Meglio evitare l’esposizione al sole tra le e 11 e le 15 (12-16 ora legale), ore in cui il sole è allo zenit e i raggi ultravioletti sono più intensi. In queste fasce orarie conviene proteggere sempre gli occhi con occhiali da sole e non esitare a ricorrere ai vestiti, quando l’intensità dei raggi solari è particolarmente elevata. Inoltre, è sempre fondamentale usare l’adeguata protezione solare, con un fattore di protezione scelto in base al proprio fototipo.
Box approfondimento – A o B, conosci i raggi del sole?
Due tipi di radiazioni, le ultraviolette A e B, sono in prima linea nei delicati rapporti tra pelle e sole.
Raggi UVA. La A sta per Aging, cioè invecchiamento. Gli ultravioletti A possono accelerare, quando in eccesso e per lungo tempo, il fotoinvecchiamento della pelle. Non si tratta di un processo accelerato di senescenza della cute, quanto piuttosto un fenomeno legato proprio ai raggi solari.
Raggi UVB. La B in questo caso si può sintetizzare con bruciatura. L’arrossamento, o eritema solare, è invece una reazione infiammatoria UVB mediata, che provoca vasodilatazione e arrossamento della cute. A seconda dell’intensità della foto esposizione e, quindi, della gravità dell’effetto, l’infiammazione si estrinseca con sintomi e segni crescenti, dal fastidio, al prurito, al dolore con sintomi generalizzati in caso di scottature.
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