Dolori al basso ventre: perché nascono e cosa fare
Quando compaiono dolori al basso ventre la loro localizzazione e l’intensità del problema possono essere di grande aiuto per comprendere la natura del disturbo e dare una risposta, caso per caso. Nella maggior parte delle situazioni si tratta di fastidi determinati da condizioni passeggere, legate ad esempio, ai cicli mestruali nelle donne, a irregolarità nei ritmi intestinali o più semplicemente, a tensioni muscolari.
Si tratta cioè di disturbi che tendono a risolversi in breve tempo – anche facendo ricorso a farmaci di automedicazione scelti all’occorrenza (ad esempio antidolorifici nel caso di mal di pancia da ciclo o farmaci ad azione lassativa per favorire lo svuotamento dell’intestino) e che, raramente, necessitano del consulto medico, opportuno se il dolore non migliora o peggiora e il fastidio si protrae per più di 3 o 4 giorni.
La zona del dolore: a sinistra e a destra della pancia. Cosa cambia?
Ogni tanto, quando si guardano le immagini di una persona, ci si accorge che una metà del corpo non è perfettamente simmetrica rispetto all’altra. Lo stesso accade anche all’interno dell’addome. La parte sinistra contiene al suo interno organi e strutture anatomiche che sono ovviamente diverse da quanto si trova a destra. Anche per questo, in termini propriamente statistici, è più facile che il dolore al basso ventre si localizzi più a sinistra che a destra. Ovviamente, pur essendo presenti diversi organi nella parte bassa dell’addome, accade che gli spasmi intestinali possano essere dovuti ad un intestino che lavora male, per quanto un intestino mal funzionante può farsi “sentire” anche a destra. Tuttavia, proprio la localizzazione del dolore può farci pensare di essere in presenza una condizione in cui la parola deve passare al medico: quando, ad esempio, il dolore è intenso e a destra e può far pensare alla sofferenza dell’appendice. In più, problemi di origine renale possono, pur nascendo posteriormente, indurre dolori anche nella parte bassa dell’addome, soprattutto sul lato corrispondente al rene in sofferenza.
Dolore al basso ventre nelle donne: ciclo mestruale e ovaie
Il mal di pancia tende ad essere più frequente nelle donne, anche e soprattutto in giovane età. Oltre a presentare più comunemente disturbi legati a patologie funzionali dell’intestino, con spasmi e tendenza a crampi e gonfiore che si manifesta proprio con dolore. Ma non basta: ovviamente il dolore legato agli organi genitali femminili è una caratteristica della giovane età femminile, correlata con la dismenorrea e il dolore mestruale. I dolori possono comparire anticipando le perdite mestruali o anche manifestarsi nel momento delle perdite stesse. I farmaci di automedicazione, pur non agendo direttamente sul fenomeno, possono contribuire a limitarne i disturbi: esistono medicinali ad azione antidolorifica e antinfiammatoria in grado di ridurre la risposta infiammatoria e quindi influire direttamente sul dolore e può accompagnare alla condizione, presenti prima e durante tutta la durata del flusso mestruale. Un altro valido aiuto, soprattutto in chiave preventiva e per limitare la sensazione di gonfiore e la ritenzione di liquidi, può arrivare dall’integrazione di sali minerali, primo tra tutti il magnesio.
Nella donna gli organi genitali femminili, in particolare le ovaie, possono dare un dolore sul lato dell’addome da verificare con l’opportuno consulto con il ginecologo di fiducia. Ma non bisogna dimenticare che il dolore legato a patologie dell’ovaio tende a manifestarsi a volte anche con un fastidio sordo. È importante sempre ricordare che un dolore al basso ventre nella donna deve sempre mettere in guardia, proprio perché i problemi legati a patologia ovariche sono spesso aspecifici e quindi possono ingannare.
Quando il dolore al basso ventre dipende da un trauma
Talvolta la comparsa di dolore al basso ventre riguarda poi situazioni particolari, come quelle di chi fa sport, che debbono essere conosciute per mettere in atto tutte le misure necessarie per gestire la sintomatologica dolorosa a partire dal riposo fino al ricorso alle opportune terapie farmacologiche e ai dovuti controlli medici per la diagnosi e il corretto trattamento. Fare attenzione, senza chiedere troppo all’organismo, è la prima regola per proteggersi dai traumi dello sport. Poi, se compaiono piccoli problemi come crampi, dolori, contratture e fastidi alle articolazioni, i farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria possono dare sollievo, insieme al riposo, e consentire di riprendere la funzionalità e la fluidità di movimento il prima possibile.
Ma ci sono quadri specifici legati agli sport che causano traumatismo nella zona genitale-perianale: è il caso, ad esempio, della cosiddetta “sindrome da intrappolamento del nervo pudendo” (conosciuta anche come sindrome del canale di Alcock o del ciclista). Il disturbo, che può tanto presentarsi bruscamente quanto svilupparsi nel tempo, si manifesta in modo variabile con dolori che interessano l’area pelvica, associato a tensioni muscolari, bruciori, perdita di sensibilità, con un peggioramento della sintomatologia dolorosa quando si resta seduti e un miglioramento se si è sdraiati o in piedi. Può essere localizzato in un punto del bacino, essere bilaterale o unilaterale e a volte si associa a disturbi dell’apparato genito-urinario simili a quelli di chi ha problemi di prostrata. La diagnosi passa per il consulto del medico anche per l’identificazione delle terapie più indicate rispetto al caso specifico.
Dolore al basso ventre negli uomini: varicocele e dolore testicolare
Alcuni sport che richiedono improvvisi e intensi sforzi, come per esempio il sollevamento pesi, possono favorire l’insorgenza del varicocele, una patologia di frequente riscontro tra i giovani sportivi e caratterizzata da una difficoltà del deflusso sanguigno dal testicolo su base congenita, spesso asintomatica e che è una delle principali cause di sterilità nel maschio. Uno dei mezzi più efficaci per la diagnosi tempestiva di questa malattia è la visita sportiva. Anche il dolore nell’area dei testicoli può essere correlato ad alcune attività sportive e comunque può ostacolarle. Per combatterlo, nell’immediatezza, si può ricorrere a farmaci ad azione antidolorifica e antinfiammatoria. Se il dolore si ripresenta o è ricorrente e di lunga durata la visita dello specialista è fondamentale.
Il dolore della pubalgia
Nel termine pubalgia vengono inquadrati diversi disturbi, che hanno come denominatore comune la presenza del dolore. In realtà si pensa che la pubalgia non sia altro che l’esito di un’infiammazione cronica o acuta della zona pubica, dovuta ad eccessivo lavoro dei muscoli che vanno ad inserirsi sull’osso del pube. Questi muscoli sono gli adduttori dell’anca e i retti addominali. In caso di pubalgia il dolore può essere molto vario: a volte compare spontaneamente, a volte viene indotto dalla compressione sulla parte infiammata. Presenta quasi sempre una caratteristica ben precisa: tende a scomparire durante lo sforzo per poi ripresentarsi alcune ore dopo che l’esercizio fisico è terminato. Quando ciò accade, le fastidiose algie non interessano solo il pube, ma scendono verso l’inguine e la coscia. Sbaglia di grosso chi pensa che la pubalgia sia un problema dei grandi atleti. Molte persone ne soffrono, magari non sapendo che il loro dolore nasce proprio da questa infiammazione, e tendono a sottovalutarla anche perché non da fastidi durante l’esercizio fisico. Si tratta, invece, di un’affezione da non trascurare, che va diagnosticata e curata con grande attenzione. L’unica terapia realmente efficace contro la pubalgia è il riposo che non va confuso con la sedentarietà a lungo termine. E non dimenticate che i farmaci ad azione antinfiammatoria e miorilassante possono aiutare la guarigione, soprattutto se uniti a trattamenti fisioterapici.
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