Fotofobia: quando la luce dà troppo fastidio
Ogni volta che guardiamo verso l’alto, in una bella giornata di sole, portiamo le mani a schermarci gli occhi. Il motivo è semplice: con questa semplice manovra ripariamo le strutture interne dell’occhio, e in particolare la retina, dal possibile insulto che potrebbero subire dalle radiazioni solari. Con questa semplice e contromisura ci proteggiamo dal fastidio eccessivo che proviamo quando la luce, sia essa naturale o artificiale, colpisce direttamente il nostro apparato visivo. Ovviamente, la fotofobia in quanto sintomo non è una reazione naturale e di brevissima durata all’esposizione luminosa come quando ci proteggiamo gli occhi dal sole e occorre conoscere bene quali sono le potenziali cause che possono favorire la comparsa del disturbo al fine di prevenirne la comparsa o di gestirlo al meglio.
Cos’è la fotofobia
Quando si parla di fotofobia, diventa difficile sopportare l’esposizione alla luce. La sensibilità degli occhi alla luce non è l’unico segnale di sofferenza. A volte la fotofobia si associa a bruciore oculare e, addirittura, a dolore, con quadri che possono interessare le diverse parti della struttura dell’organo della vista. Tecnicamente, in ogni caso, è l’eccessiva stimolazione dei recettori per la luce che si trovano sulla superficie della retina a determinare la fotofobia oculare.
Le cause della fotofobia
Questa condizione può trarre origine dalla presenza di lesioni e infiammazioni di diversi strati dell’occhio. Uno di questi è l’uvea: l’uveite è quindi una delle possibili cause di fotofobia, così come è importante ricordare che il problema può nascere in caso di sofferenze della cornea legate ad alterazioni della sua struttura con lacerazioni o a cheratiti, ovvero infiammazioni corneali. Ancora, la fotofobia può essere presente in rare forme di glaucoma congenito ma, in moltissimi casi soprattutto è un sintomo classico della congiuntivite, ovvero dell’infiammazione della congiuntiva, sia essa dovuta ad azione infettiva (ad esempio da virus) o allergica (ad esempio a pollini o polvere) o per la presenza di corpi estranei sulla superficie oculare. In questi casi la risposta dell’occhio si può sviluppare proprio con diversi sintomi: oltre a prurito, bruciore e arrossamento, può rendersi manifesta la fotofobia.
Fotofobia da congiuntivite: attenzione all’ambiente
L’occhio, e in particolare, la sua superficie, sono normalmente in grado di difendersi dagli stimoli nocivi esterni, grazie a un complesso sistema di anticorpi, cellule, enzimi e sostanze proteiche. In questo sistema difensivo pure le lacrime svolgono un proprio ruolo importante, in quanto servono a rimuovere/far scivolar via dalla superficie oculare quanto con essa viene a contatto. A volte questa risposta difensiva si traduce clinicamente nell’”occhio rosso” che è uno dei principali segni di allarme oculare, comune a molte condizioni cliniche di natura infettiva, tossica o metabolica e di diversa gravità. In generale, l’occhio rosso resta, nella stragrande maggioranza dei casi, un segno comune di una irritazione oculare. Ad esso spesso si associa la fotofobia, nella forma infiammatoria che viene definita congiuntivite. In questa condizione di iperreattività congiuntivale le alterazioni dell’ambiente determinano un ulteriore aumento della sintomatologia. Alcune condizioni atmosferiche come il vento possono peggiorare il quadro ma in generale, conta anche la pulizia dell’aria. Capita, infatti, frequentemente di osservare che molte forme di allergia oculare migliorano sensibilmente dopo occasionali soggiorni in montagna, probabilmente per le migliori condizioni di più “elevata pulizia” atmosferica. Ovviamente queste reazioni vanno studiate caso per caso, sul fronte dei sintomi, con il parere dell’oculista. I colliri di automedicazione ad azione antinfiammatoria/antiallergica e decongestionante possono contribuire a lenire i sintomi. Inoltre, per limitare i possibili fastidi legati all’esposizione dell’occhio alla luce, conviene sempre indossare occhiali con lenti da sole protettive, anche in presenza di un’illuminazione esterna non eccessiva.
Uveite, cos’è come si manifesta
L’uvea ha il colore dell’uva rossa, si trova tra il guscio più esterno dell’occhio, la sclera, e la membrana più interna, cioè la retina. Si può infiammare, dando luogo all’uveite, un’infiammazione che si può presentare a tutte le età ed è più frequente nel gentil sesso. L’uvea è una struttura ricchissima di vasi sanguigni poiché ha la funzione di nutrire tutti i tessuti dell’occhio e pertanto una sua infiammazione può determinare conseguenze a carico della cornea, della sclera, della retina e degli altri tessuti oculari. Per questo è importante riconoscere presto la malattia e porre i giusti rimedi, insieme all’oculista. I primi sintomi sono l’ipersensibilità alla luce quindi appunto la fotofobia, l’offuscamento e l’annebbiamento con calo della vista, il dolore di varia intensità, l’arrossamento dell’occhio e la lacrimazione, sintomi in comune questi ultimi, con la congiuntivite. Esistono forme acute a insorgenza improvvisa con forte arrossamento e dolore oculare e forme subacute e croniche a comparsa subdola (come nell’artrite reumatoide infantile) con progressivo annebbiamento visivo che, purtroppo, vengono riconosciute tardi e quindi possono dar luogo a problemi oculari seri nel tempo. Esistono comunque forme che colpiscono solo un occhio, come quelle legate ad infezione da herpes, e altre che si manifestano subito in entrambi gli occhi anche se quasi sempre è solo un occhio che subisce i danni maggiori. La diagnosi va fatta dallo specialista il prima possibile.
Fotofobia e mal di testa: l’emicrania oftalmica
La sensazione di non sopportare la luce, a volte, può nascere anche da condizioni che non attaccano direttamente l’occhio. Basti pensare, in questo, senso alle crisi emicraniche, che si manifestano con un dolore intensissimo e pulsante: questo si accompagna spesso a nausea, lacrimazione e fotofobia, Gli attacchi possono durare da poche ore a tre giorni. La malattia interessa soprattutto le donne, specie durante l’età fertile. Di solito, viene colpita una metà del cranio, ma non sempre la stessa. In genere, ma non sempre, un attacco di emicrania ha dei motivi scatenanti, come l’ansia, lo stress, alimenti come il vino bianco, mutamenti atmosferici (vento e perturbazioni). In questi casi diagnosi e terapia vanno indicati dallo specialista, anche per sfruttare al meglio le opportunità di una profilassi mirata per la gestione delle crisi. Va comunque detto anche che la fotofobia può far da contorno ad altre forme di mal di testa, come ad esempio la cefalea da weekend che si presenta classicamente nel fine settimana e nella classica cefalea del giorno dopo, che segue serate particolarmente “impegnative” in termini di carenza di sonno, abuso di alcolici e di eccessi di cibo. In questi casi il trattamento del dolore con farmaci sintomatici (si va dai farmaci ad azione antinfiammatoria e analgesica per la cefalea fino a medicinali che aiutino la digestione lenta o contrastino l’iperacidità e il bruciore di stomaco) può rappresentare un approccio indiretto per affrontare anche la fotofobia. Senza agire, ovviamente, direttamente sull’occhio.
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