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Sindrome mani-bocca-piedi: come si riconosce e si affronta

Sindrome mani-bocca-piedi: come si riconosce e si affronta
Tempo di lettura: 4 minuti

In questo periodo è facile che si parli di influenza intestinale. A volte può essere presente qualche linea di febbre. Più spesso ci sono un malessere generale, che si accompagna a debolezza e soprattutto a fastidi digestivi, magari associati a nausea e vomito. Ma non bisogna dimenticare che dietro questa dizione, spesso e soprattutto nei bambini, c’è spesso la malattia mani-bocca-piedi, così denominata dai termini inglesi che la riconoscono. A determinarla non sono i classici virus dell’influenza, che concentrano la loro azione nelle vie respiratorie ma piuttosto altri virus. Vengono chiamati enterovirus, sono di diversi tipi e tendono a concentrare i loro effetti proprio nel periodo autunno-invernale anche se possono manifestarsi tutto l’anno. 

Come si trasmette la malattia mani-bocca piedi

Il nome che definisce questo quadro la dice lunga sulle modalità di trasmissione dei virus, che sono ovviamente molto contagiosi e tendono a passare da una persona all’altra attraverso vie diverse tra loro. Il contagio avviene molto facilmente attraverso il semplice respiro, il colpo di tosse o lo starnuto di chi ha la malattia. Ma non va dimenticato che proprio per le loro caratteristiche, bene espresse dai nomi della patologia, basta il semplice contatto con superfici in cui sono presenti saliva o secrezione nasali per contrarre il virus che entra nell’organismo semplicemente portando le mani alla bocca. Per questo, soprattutto nei bimbi più piccoli e i loro luoghi di gioco come gli asili e le scuole di infanzia, il continuo lavaggio delle mani e la disinfezione degli ambienti sono fondamentali per frenare la diffusione di questi ceppi virali, che possono diventare temibili per la donna in gravidanza. 

Attenzione alle donne in gravidanza

Pur se in genere vengono prodotti anticorpi specifici per i diversi ceppi che entrano in gioco, non va dimenticato che sono molti gli enterovirus potenzialmente responsabile del quadro. Quindi non è detto che si sia protette anche nell’epoca della dolce attesa. E peraltro non esiste un vaccino specifico. Per questo in presenza di sintomi occorre sempre parlarne con il ginecologo, specie se ci si trova nelle ultime settimane di gestazione. 

Incubazione e durata della sindrome mani-bocca-piedi

Non è facile riconoscere precocemente la malattia mani-bocca-piedi. Il motivo è semplice. In genere il tempo di incubazione dei virus responsabili, fatte salve le differenze da caso a caso, richiede non meno di 72 ore ma può arrivare anche a una settimana. Quindi la persona può anche diventare una fonte di trasmissione anche prima di manifestare i sintomi. Ma soprattutto c’è un altro aspetto che non va sottovalutato. Chi contrae la malattia, pur se i sintomi possono sfumare dopo qualche giorno anche grazie all’impiego dei farmaci di automedicazione, può rimanere potenzialmente infettivo anche per alcune settimane. Questo meccanismo spiega come mai il quadro tenda a diffondersi in piccole comunità, come gli asili. 

Come riconoscere la sindrome mani-bocca-piedi?

In genere, in ogni caso, il quadro clinico si caratterizza per la comparsa di piccole lesioni arrossate che si localizzano sul palmo delle mani, sulla pianta dei piedi, dentro la bocca e in prossimità dell’ano. In questo caso, occorre prestare attenzione, specie nei bambini molto piccoli che ancora portano il pannolino, a non confondere la situazione con la presenza di irritazioni da pannolino.

Va comunque detto che frequentemente a questi segni classici (quasi mai è presente un rialzo febbrile significativo anche se l’innalzamento di qualche grado della temperatura è possibile) si associano sintomi meno specifici come il mal di pancia, il mal di testa, più spesso la diarrea. Proprio la presenza della diarrea, associata al fastidio alla deglutizione legato alle lesioni nel cavo orale e lungo le prime zone del tubo digerente, può essere alla base della più temuta complicazione della sindrome bocca-mani-piedi, ovvero la disidratazione, particolarmente preoccupante nei bambini molto piccoli. 

Come si cura la sindrome bocca-mani-piedi?

Detto che il quadro tende ad auto risolversi da solo mediamente in poco più di una settimana, come avviene per tutte le malattie virali, non ha senso l’impiego di antibiotici ma esiste comunque la possibilità di limitare l’intensità dei sintomi con i farmaci di automedicazione. In questo senso, gli esperti ricordano che anche per questa patologia non c’è un trattamento mirato ma si può comunque limitare l’intensità del malessere utilizzando farmaci come paracetamolo per far calare la febbre qualora salga in modo significativo, medicinali ad uso topico ad azione antisettica e antidolorifica per limitare il dolore che si ha nella bocca in presenza delle lesioni, sali minerali in busta e liquidi al fine di prevenire la disidratazione specie se le scariche diarroiche sono particolarmente intense. In questo senso, a tavola, meglio offrire sempre un’elevata quantità di liquidi con gli alimenti e con bevande che aiutino a rinfrescare il cavo orale

Ovviamente, sul fronte della diffusione del quadro, occorre sempre che le mani di chi affronta la patologia siano lavate e disinfettate con cura e che ci sia attenzione per mobili e superfici con cui il malato potrebbe venire a contatto, che vanno sempre disinfettate con grazie attenzione. 

Come affrontare la diarrea

La diarrea è un meccanismo di difesa. Quindi non va bloccata ma deve ovviamente essere contrastata quando si fa eccessiva e magari si associa a vomito al fine di evitare la disidratazione. Con le scariche (ed anche con il vomito) l’organismo cerca di espellere gli “aggressori”. Ovviamente facendo ciò espelle anche cibo non digerito, cellule dell’intestino sfaldato e soprattutto liquidi. Fondamentale è, quindi, reintegrare i liquidi che si perdono offrendo tanto da bere anche con idonee soluzioni saline per ripristinare i sali persi con la diarrea.  

Oltre alla sindrome bocca-mani-piedi esistono diverse forme di gastroenterite di stagione, che in genere nei bambini durano meno di una settimana. In questi casi se la diarrea è significativa, occorre preparare una soluzione con sali minerali per il bambino: va bevuta a piccoli sorsi, con un cucchiaino, un cucchiaio o con la cannuccia per evitare, soprattutto nelle fasi iniziali, di provocare il vomito. La quantità di soluzione che il bambino dovrebbe bere dipende dalla perdita di peso. Di solito dovrebbe essere 100 millilitri ogni chilogrammo di peso nelle 24 ore: ad esempio per un bambino di 10 chili si consiglia più o meno un litro di soluzione al giorno. Sul fronte dell’alimentazione gli alimenti da utilizzare sono tutti quelli che il bambino mangiava in precedenza. Non serve una dieta “in bianco”. Il timore che la precoce reintroduzione degli alimenti in corso di gastroenterite acuta potesse riesacerbare la stessa e causare l’instaurarsi di una diarrea protratta ha condotto nel passato a prescrizioni di lunghi digiuni e a rialimentazioni con diete fortemente ipocaloriche e restrittive. L’evidenza ha dimostrato invece l’esatto contrario: il bambino si può rialimentare normalmente

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