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Stress e ansia ai tempi del Covid-19: la ricerca di Semplicemente Salute

Tempo di lettura: 3 minuti

La pandemia da Covid-19 ha trasformato abitudini e stili di vita e questo ha portato a un aumento dei livelli di stress e ansia tra gli italiani, sia sul piano individuale che collettivo; ad affermarlo una ricerca di Semplicemente Salute.

Per un italiano su tre, indipendentemente dall’età, la fonte di stress principale in questo ultimo anno è stata la salute, dato che arriva al 40% tra le donne. In particolare, è proprio la paura del Covid-19 a creare ansia: si teme di ammalarsi o che il virus colpisca i propri cari. Non manca, tra le preoccupazioni, anche quella per il lavoro, che affligge un italiano su quattro, soprattutto tra gli uomini (28%), con particolare riferimento ai timori per le prospettive future. Infine, il 15% degli intervistati vede nella limitazione alle relazioni sociali la principale causa di stress, problema sentito soprattutto dai più giovani e dagli over 65. Lo stress è una reazione normale dell’organismo che si verifica quando le condizioni esterne a noi cambiano e si determina una situazione inattesa.

Esistono due tipi di stress: uno buono o fisiologico, che permette di compiere azioni che ci fanno superare i problemi, e uno cattivo che si ha quando la reazione che determina lo stress non è strettamente legata al fattore scatenante, ma si attiva per un nonnulla e rimane attiva, abbassando la soglia di scatenamento dello stress, con danni di tipo ossidativo e infiammatorio all’organismo nel tempo.

I campanelli di allarme sono rappresentati da quei sintomi che non hanno una base organica consistente e sono persistenti: difficoltà a concentrarsi, sensazione di tensione, sonno non riposante e mal di testa, ma anche tensione muscolare, respiro corto e affannato, variazione (o percezione di variazione) del battito cardiaco, alterazione dei quantitativi salivari, bruciore allo stomaco e disturbi legati alla sfera sessuale. Secondo quanto emerso dall’indagine, ben 8 italiani su 10 hanno sofferto di almeno un disturbo riconducibile allo stress negli ultimi 12 mesi, con una maggiore incidenza tra le donne e un aumento, per entrambi i sessi, di tutti i disturbi legati allo stress rispetto allo scorso anno. Risultano più comuni rispetto al periodo pre-Covid sintomi come nervosismo, irritabilità, disturbi del sonno (più diffusi tra i 25 e i 44 anni), tensioni e dolori muscolari (in particolare negli over 55).

La pandemia ci ha fermato e ci ha messo di fronte a una condizione: la solitudine, che ci ha costretti ad affrontare problematiche che nel periodo pre-lockdown potevano nascondersi nella frenesia quotidiana. Sono emersi nuovi ansiosi: soggetti che si sono trovati di fronte a un nuovo scenario che ha scatenato situazioni di stress. All’inizio della pandemia si è verificata la cosiddetta ‘sincronizzazione emotiva’, ovvero un pericolo comune che ha portato le persone a unirsi. Presto, però, ci siamo trovati di fronte a una infodemia senza precedenti che ha generato pensieri intrusivi, bloccando la capacità del cervello di andare oltre il problema attuale.

Chiedere consiglio al medico e assumere farmaci di automedicazione sono i due comportamenti più diffusi in caso di piccoli disturbi legati allo stress, adottati rispettivamente dal 42,7% e dal 41,7% degli intervistati. Seguono la richiesta di consiglio al farmacista (21,6%), ad amici e parenti (16,4%) e il ricorso al web (12,6%). Ricorrere ai farmaci di automedicazione è un’abitudine più femminile, mentre gli uomini tendono a rivolgersi al medico, ad amici e parenti, e al web. Esistono farmaci di automedicazione utili per la gestione dei sintomi da stress. In primo luogo quelli che facilitano il sonno poiché nel sonno il cervello si autoricarica e si prepara ad affrontare possibili situazioni stressanti in maniera sistematica, l’automedicazione non è importante solo nel momento in cui si presentano i sintomi, ma serve a distogliere l’attenzione dalle problematiche derivanti dallo stress. Soffrire ricorrentemente di stress può portare a quello che viene chiamato disturbo da sintomi somatici o disturbo da ansia di malattia, prima definito come ipocondria.

Ci sono, inoltre, comportamenti che possono aiutare a limitare lo stress. Secondo la ricerca, sonno e alimentazione corretta quelli più diffusi per prendersi cura di sé, adottati rispettivamente dal 39% e dal 34% del campione. Seguono sport e attività fisica (23,8%), più tipico degli uomini che delle donne, e il prendersi del tempo per dedicarsi alle proprie attività preferite, stare da soli, con i propri affetti, o a contatto con la natura. Praticare un’attività motoria è importante, poiché in quel caso l’attività cerebrale è subordinata a quella fisica. Un’altra attività di grande aiuto è leggere un buon libro. La lettura impone al nostro cervello di sognare e rallentare, di produrre immagini diverse da quelle che vediamo sugli schermi tutto il giorno. Riguardo gli alimenti alcol e caffè sono da limitare, così come i cibi contenenti grassi saturi che aumentano i livelli d’infiammazione. In questo senso seguire una buona dieta mediterranea è il miglior antidoto.